Ragdoll
la razza di gatto con cui l’umanità sognava di chiacchierare sul divano!
Hanno un po’ di tutto: la tenerezza di un cuscino, l’eleganza di un aristocratico… ma senza l’umore nero da “me ne vado e non ti spiego perché!”
Niente testardaggine, niente silenzi offesi, nessuna vanità regale… e niente di quei salamini gelosi che ti lasciano lì, a chiederti: “Che ho fatto?”
Se un Ragdoll ti ama? Non ti elemosina attenzioni, non piange, non recita drammi da tragedia greca.
Ti guarda, si avvicina, si stende accanto a te, poggiando la zampa sulla tua coscia. E il mondo, in quel momento, diventa… silenzioso.
Alcuni Ragdoll sembrano più filosofi che gatti:
uno rimane davanti alla finestra tutto il giorno, come se stesse recitando “Anna Karenina”;
un altro, dallo sguardo intenso, sembra stia scrivendo un’autobiografia intitolata “Io. Prima e dopo la pappa”… sulla tastiera del PC, ovviamente. Ma dove se no?
Attenzione però:
tutte queste meraviglie si trovano solo nei veri Ragdoll, con pedigree pulito e autentico.
Certo, il pelo setoso, gli occhi color cielo… ti ipnotizzano.
Ma il vero tesoro? Quello è dentro: nel carattere, nel cuore.
Noi non ci limitiamo a dire “che carini!”, Noi li capiamo un po’. E soprattutto… vogliamo condividere con voi i segreti più teneri di questa razza straordinaria.
Ragdollini cresceranno lentamente, mica come il latte che scaldi al microonde!
Proprio come un vino pregiato: si fa piano, con eleganza, senza fretta.
E solo intorno ai tre/quattro anni, si scopre tutta la loro profondità:
emerge il carattere, i dettagli, le sfumature. Ed è lì che capisci davvero chi ti guarda:
un gigante gentile, con zampe di velluto e un cuore di panna.
I Ragdoll sono diplomatici nati.
Con i cani? Fighissimo.
A patto che non ti saltino addosso appena apri la porta.
Con gli altri gatti? Se sono educati, benvenuti al club del tè.
Small talk a quattro zampe, nell’eleganza più soffice.
E quel famoso “pluf” quando si buttano tra le tue braccia?
Non è debolezza. È una dichiarazione d’intenti:
“Sono nelle tue mani. Con te sono arte.”
E parlano. Sì: non come i siamesi, col broncio. Non come gli orientali, con drammi da soap opera.
Parlano piano, a bassa voce… come se trasmettessero un pensiero.
E se sei attento… senti una parola.
Non subito. Ma sei sicuro di averla capita.



